Da web designer, mi interrogo spesso su ciò che comporta l’esposizione prolungata agli schermi.
Non mi riferisco solo al discorso di “quanto male fanno”, argomento che affronteremo su questo blog quando farò fare un guest post a mia madre. Si parla infatti tanto degli effetti, proponendo sempre soluzioni sulla falsariga dello “stacci meno” (grazie mamma); ma in pochi guardano alle cause: quanto vale la mia attenzione, e perché le tech companies fanno a gara per ottenerne quanta più e più a lungo possibile? Ma soprattutto: è possibile immaginarne un utilizzo migliore da parte loro?
A queste domande si è provato a dare una risposta durante un recente Ted Talk, pubblicato lo scorso 26 Luglio con un titolo che è tutto un programma: “I trucchi manipolatori con cui le tech companies catturano la vostra attenzione” (gif reaction). Lo speaker è Tristan Harris, ex Google Design Ethicist; oggi impegato col suo movimento “Time Well Spent” in una particolare missione di sensibilizzazione, volta ai giganti del web; che si potrebbe sintetizzare così: se Google e Facebook devono proprio manipolare la mia mente e sfruttare la mia attenzione, quantomeno lo facciano per il mio bene e con la mia consapevolezza.
Perché se ci pensate, ormai non c’è più nulla di consapevole nel visualizzare un news feed, un annuncio pubblicitario, un video “consigliato”:
è il content provider a decidere, tramite i suoi oscuri algoritmi, cosa farti vedere per massimizzare la tua attenzione (e il suo profitto).
Che si fa, quindi? Harris auspica niente di meno che l’inizio di un nuovo Illuminismo, che ci risvegli dal sonno di questo Medioevo digitale dandoci piena coscienza della nostra “persuadibilità”. Questo perché indietro non si torna: le forze che regolano questo gioco sapranno essere sempre più persuasive; pertanto serve trovare dei nuovi modelli che sfruttino in maniera etica e costruttiva (ma anche redditizia) la nostra attenzione.
L’unica forma di persuasione etica che esiste è quando gli obiettivi del persuasore sono allineati a quelli del persuaso.
– Tristan Harris
Tutto ciò si concretizza necessariamente in un nuovo Rinascimento del design (Harris è bravo ma la consequenzialità storica delle sue metafore lascia un po’ a desiderare); che ci guidi nello scegliere percorsi che realmente desideriamo e/o ci siano effettivamente utili. Un’impostazione non solo progettuale, ma anche tecnica, che coinvolge al contempo UX Design, UI Design e sviluppo di un’app. Per chi fosse curioso, tutte le linee guida sono disponibili sul sito di Time Well Spent.
Sono lezioni che, nel nostro piccolo, applichiamo al lavoro di tutti i giorni; essere onesti, evitare “trucchi” che minino la fiducia degli utenti, puntare sempre a ciò che è meglio per loro (che, sorprendentemente, coincide sempre con ciò che è meglio per il nostro cliente).
L’importante, e qui è proprio il caso di dirlo, è fare molta attenzione.