Un ottima UX è sempre l’obiettivo di ogni designer, o almeno dovrebbe esserlo. Nessuno si sveglia una mattina pensando di realizzare una pessima UX.
I milgiori UX designer fanno il loro lavoro per passione, ma questa passione a volte può portarli a sovrastimare la loro competenza ed esperienza. Allo stesso modo i clienti possono sovrastimare a loro esperienza sul prodotto fino a non accettare consigli. Una collaborazione può venire intralciata fino a fallire a causa dell’ego di entrambe le parti.
Non esiste un cliente cattivo, è il designer che dovrebbe essere abbastanza bravo da convincerlo ad adottare una soluzione funzionale.
Cos’è l’ego?
L’ego può sicuramente intralciare il lavoro di un buon webdesigner ma non è per forza una cosa negativa. L’ego può aiutare un professionista a superare la sindrome dell’impostore (una sindrome caratterizzata dalla mancanza di fiducia nelle proprie capacità, che colpisce per assurdo più facilmente un perfezionista fino al punto di fargli credere di “frodare” il datore di lavoro o il cliente, piuttosto che una persona effettivamente impreparata) e a riconoscere e far valere i suoi punti di forza e le sue capacità.
Va però controbilanciato con una buona dose di autoconsapevolezza, altrimenti il rischio di diventare una “design diva”, e non accettare quindi critiche, è alto.
La maggior parte dei designer dovrà affrontare questo fragile equilibrio, arriverà un progetto entusiasmante nel quale metteranno anima e corpo ma non sempre la loro competenza ed esperienza (non per forza nel settore del design ma anche soltanto nel settore del prodotto in questione) sarà sufficiente.
Questo può portare a diverse conclusioni, il designer potrebbe affrontare umilmente il nuovo progetto, acquisire le competenze necessarie e realizzare un ottimo lavoro oltre a migliorare la sua esperienza, un opzione ottima ma lenta, potrebbe chiedere aiuto ad alcuni collaboratori (o del cliente stesso, nel caso l’esperienza mancante sia più legata al prodotto che al design), altra opzione assolutamente ideale ma che richiede un buon controllo sul proprio ego o infine potrebbe puntare solo sul suo ego, convincersi di avere tutte le competenze e fare un lavoro velocemente ottenendo però così un prodotto di scarsa qualità che probabilmente scontenterà il cliente o non raggiungerà gli obiettivi prefissati.
Perché l’ego può interferire con il lavoro di un buon UX designer?
Quando l’ego convincerà il designer di avere idee migliori di altri professionisti coinvolti nel progetto o del cliente stesso poterà a non ascoltare suggerimenti e feedback utili per il progetto riducendo la qualità dello stesso.
Un designer che si rifiuti di ascoltare i feedback e le richieste del cliente incontrerà sicuramente grandi problemi, pensiamo solo a quando il cliente chiederà una modifica, spetterà al designer trovare un modo per integrarla al meglio o spiegare il motivo per cui questa non sia da effettuare, e questo richiede sicuramente una buona capacità di verificare quanto la propria opinione sia effettivamente corretta e professionale o quanto sia frutto di testardaggine a difesa del proprio design.
Se l’obiettivo è quello di far cambiare idea al cliente o di fare effettivamente la modifica, il designer deve essere disposto ad affrontare l’idea che il cliente potrebbe avere ragione. Ciò diventa particolarmente importante quando anche il cliente ha un suo ego e pensa che la modifica sia assolutamente corretta. Da una situazione simile potrebbero scaturire disaccordi molto significativi e compromettere tutto il progetto.
La maniera migliore per convincere un cliente è quella di mostrargli casi già esistenti, dati ed analisi e mostrare una soluzione migliore. Se l’ego impedisce di prendere in considerazione questi dati in maniera agnostica non ne scaturirà una soluzione ottimale ma soltanto un “contentino”.
Un ego troppo forte potrebbe perfino impedire di raccogliere feedback dagli utenti finali, dopotutto cosa ne capiscono loro? 🙂
Nulla di più sbagliato, un buon UX design deve essere incentrato sull’utilizzatore ed è quindi più che titolato a dare feedback e consigli, fin dall’inizio del progetto. Senza di essi il progetto non sarà mai il migliore possibile per gli utenti ma soltanto per il designer o per il committente.
Allo stesso modo il designer potrebbe rifiutare feedback tecnici da altri membri del team, riducendo la qualità del progetto finale.
Ego = isolamento
Tutto questo porta il desginer ad uno stato di isolamento, rifiutare feedback e consigli non soltanto influisce sul progetto ma perfino sull’umore del designer stesso, rischiando così di ridurne la “carica”
Al contrario invece un buon rapporto con gli altri membri del team porterebbe il designer a migliorare il progetto, a dialogare e quindi spesso a migliorare il proprio umore e conseguentemente la propria carica e per finire a migliorare le proprie conoscenze tecniche e sul prodotto.
Ricordiamo anche che un buon design UX non è una costante, è una continua evoluzione, le nuove tecnologie e i nuovi dispositivi rendono necessarie o utili cose che una volta erano controproduttive o inefficaci (ad esempio i testi piccoli o light, anni fa erano un enorme problema, mentre ora con degli schermi con risoluzioni elevate possono essere una soluzione per elementi poco importanti)
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